Fin da piccolo ho sempre nutrito la passione per tutto ciò che avesse delle ruote, nella fattispecie quattro e un motore a scoppio.
I miei genitori e i miei nonni mi hanno spesso raccontato che, tra i miei primi discorsi e frasi di senso compiuto, durante il periodo della prima infanzia, c’erano i nomi delle vetture che riconoscevo per strada durante le passeggiate con loro.
Dispongo di alcune fotografie, scattatemi da mio papà quando avevo pochi mesi, che mi ritraggono aggrappato al volante della sua Opel Kadett di allora.
I miei genitori e i miei nonni mi hanno spesso raccontato che, tra i miei primi discorsi e frasi di senso compiuto, durante il periodo della prima infanzia, c’erano i nomi delle vetture che riconoscevo per strada durante le passeggiate con loro.
Dispongo di alcune fotografie, scattatemi da mio papà quando avevo pochi mesi, che mi ritraggono aggrappato al volante della sua Opel Kadett di allora.
Ricordo come un sogno le scorribande per i locali di casa o nel cortile della cascina dei miei nonni con il triciclo, indossando un secchiello in testa, come se fosse un casco, oppure con un’automobilina rossa a pedali (rigorosamente Ferrari!).
Intorno ai dieci-dodici anni le mie uniche letture erano rivolte ad una rivista automobilistica settimanale, alla quale mio papà aveva fatto l’abbonamento. Ricordo le indigestioni che facevo di questa carta stampata, per poi correre velocemente alle ultime pagine, quelle dei listini dei costruttori, e scorrere gli elenchi dei modelli, casa per casa, fino a incrociare con lo sguardo il modello sportivo, quello con più cavalli, quello più veloce, immaginando e sognando di averne uno per tipo una volta diventato grande.
Negli anni della prima adolescenza ho iniziato ad avvicinarmi alle corse su strada, rally e gare in salita.
Nella zona dove ho la casa in montagna, in Valcamonica, è molto forte la passione per questo tipo di discipline motoristiche e sono frequenti (in passato forse ancor di più) le manifestazioni sportive.
Da allora ho iniziato a fantasticare, a non veder l’ora di compiere la maggiore età per poter fare la patente e potermi comprare un’auto tutta per me; non un’auto qualsiasi, ma un’auto sportiva, una come quelle che vedevo la domenica sui “campi di battaglia” ma senza adesivi, da custodire amorevolmente nel box e da poter utilizzare qualora ne avessi voglia o necessità.
Dopo aver iniziato a lavorare e aver messo da parte i miei primi stipendi, anche con un prestito economico da parte dei miei genitori, ho potuto acquistare la mia prima vettura, che attualmente possiedo: una Peugeot 106 Rallye 1600cc 16V, bianca, una delle ultime prodotte dalla casa di Sochaux, prima che finisse la produzione del modello.
Ho avuto la fortuna di acquistare la Peugeot 106 nuova, in concessionario, nell’agosto 2003, pagandola meno di tredicimila euro, cifra che, letta a quasi vent’anni di differenza, fa sorridere: oggi, difatti, per potersi divertire con una vettura anche solo lontanamente simile alla 106 (e alle sensazioni che la stessa regala) bisogna essere disposti a sborsare più del doppio.
Ho avuto la fortuna di acquistare la Peugeot 106 nuova, in concessionario, nell’agosto 2003, pagandola meno di tredicimila euro, cifra che, letta a quasi vent’anni di differenza, fa sorridere: oggi, difatti, per potersi divertire con una vettura anche solo lontanamente simile alla 106 (e alle sensazioni che la stessa regala) bisogna essere disposti a sborsare più del doppio.